Federprivacy: con l'entrata in vigore del Regolamento UE sulla privacy in Italia serviranno 45mila nuovi professionisti

Roma 25 maggio 2018 – Si sta svolgendo oggi, in occasione dell'entrata in vigore del Regolamento UE sulla protezione dei dati personali, il 7° Privacy Day Forum organizzato da Federprivacy - Associazione Privacy Officer, al quale hanno partecipato esponenti istituzionali e operatori del settore. Al centro del dibattito, oltre alle sanzioni introdotte dal nuovo testo che possono arrivare fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato per le imprese più grandi che violeranno le regole, anche le nuove regole concepite per aiutare gli interessati a capire meglio come vengono realmente utilizzate le loro informazioni personali.   

Gli utenti non potranno più trovarsi automaticamente iscritti a siti o a servizi che non siano di loro interesse e il loro consenso non sarà mai tacito, ma dovrà essere sempre esplicito. E se l'interessato si accorgerà che i suoi dati vengono usati non correttamente o diversamente da come gli è stato promesso, d'ora in poi può rivolgersi al Data protection officer, un responsabile designato e retribuito dall'azienda, che ha il compito di cooperare con il Garante per la privacy con l'onere di vigilare che le regole siano effettivamente rispettate. 

Il fabbisogno in Italia di Data protection officer ed altre figure consulenziali con analoghe competenze è di circa 45.000 professionisti, la situazione attuale è addirittura paradossale, perché il Regolamento UE richiede che il DPO sia un vero esperto della materia con una conoscenza specialistica della normativa e delle prassi di gestione dei dati personali; ma sempre secondo le statistiche di Fedeprivacy i professionisti che finora hanno partecipato ad un percorso di formazione idoneo sono poco più di 2.000. C'è quindi bisogno di migliaia di esperti della materia, ma d'altra parte gli “improvvisati” sono destinati a fare poca strada. 

Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy: “Per pmi e pubbliche amministrazioni saranno necessari diversi mesi prima che si possa auspicare di vedere un livello di conformità accettabile.  Siamo di fronte ad un passaggio epocale per l'UE che sta generando molta agitazione, sia a cittadini che alle imprese sarà necessario un periodo molto più lungo per abituarsi." 

Francesco Pizzetti, giurista e già Garante per la protezione dei dati personali al Privacy Day Forum di Federprivacy ha dato il quadro preciso rapporto tra GDPR, che comunque da domani è normativa di tutela dati personali in vigore in Italia come in tutti i Paesi UE, e decreto delegato di adeguamento oggetto di delega a governo prorogata 21 agosto 2018.  “Da domani il Codice italiano protezione dati per parti in contrasto col Gdpr (e cioè per più dell'80% delle norme attuali) non può più essere applicato. Per la prima volta in una storia ultraventennale il Collegio Garante ha adottato parere relativo a schema di decreto di adeguamento a maggioranza e non a unanimità. Ribadendo la mia perplessità rispetto a continue invasioni di campo da parte di chi ha come unico compito istituzionale tutela dati istituzioni e uffici e agenzie UE e nessuna competenza su scelte nazionali."

Secondo Sabbioni, Data Protection Officer presso il Parlamento Europeo "La figura del DPO, come descritta dal nuovo Regolamento e voluta dal Legislatore, rappresenta un'opportunità per le imprese e le istituzioni che lo creeranno. Infatti, il suo ruolo strategico, in stretto contatto con il vertice aziendale e al contempo parte integrante di tutti i processi amministrativi che coinvolgono dati personali, gli permettono di agire non solo in difesa del titolare del trattamento per proteggerlo da procedimenti giudiziari o multe dell'Autorità di controllo, ma anche di promuovere una migliore organizzazione del lavoro e una solida reputazione del Titolare." 

 Luca Bolognini, presidente dell'Istituto Italiano per la Privacy :" Serve una vera e propria liberalizzazione della privacy, che il GDPR non ha saputo introdurre in Europa. La vera sfida, dopo il 25 maggio 2018, sarà andare oltre il GDPR, che rappresenta certo una normativa importante ma già obsolescente in partenza, troppo sulle difensive, ancora molto burocratica e legata a una visione “fondamentalista” e antica dei diritti delle persone - poco attenta ai loro poteri e alle loro libertà. Il futuro potrebbe stare nella fusione tra libertà individuale e libertà di mercato, nel diritto-potere di ogni persona a monetizzare le proprie informazioni, a pagare servizi e prodotti con i dati e non con il denaro. Apertamente, con trasparenza e consapevolezza, senza ipocrisie, senza inutili adempimenti o divieti." 


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