Riforma della giustizia: I punti deboli del decreto 132/2014 sul rapporto tra Arbitrato e arretrato civile secondo il Cescond
"Aver considerato l'arbitrato come uno strumento in grado di ridurre il contenzioso arretrato è un passo in avanti importante. Ma così come impostata, la Riforma della Giustizia non porterà risultati rilevanti". Questo il punto di vista del Tribunale Privato Arbitrale CESCOND che opera da oltre dieci anni nell'ambito delle controversie giudiziarie in Italia.
30 Settembre 2014 - Tra le novità più rilevanti del decreto n. 132/2014 di riforma della giustizia civile pubblicato il 12 settembre 2014 sulla Gazzetta Ufficiale l'obbligo per i Consigli Ordine degli Avvocati di istituire delle Camere Arbitrali che avranno lo scopo di ridurre il notevole contenzioso arretrato attraverso il trasferimento in sede arbitrale di procedimenti pendenti davanti all'autorità giudiziaria.
Per il Tribunale Privato Arbitrale CESCOND si tratta di una Riforma necessaria ma che così com'è impostata non porterà risultati.
“L'utente medio è erroneamente convinto che l'unico modo per ottenere giustizia sia quello di ricorrere in Tribunale. Occupandoci di arbitrato da oltre dieci anni, possiamo dire quanto sia impegnativo diffondere la cultura arbitrale” - dice il Presidente nazionale Cescond, Rocco Guerriero – che prosegue: “In tutti questi anni abbiamo cercato di divulgare questa cultura su tutto il territorio nazionale, attraverso convegni, incontri e seminari, per informare il cittadino che un'altra giustizia è possibile. Le oltre 30.000 clausole arbitrali fatte sottoscrivere fino ad oggi dal nostro Organismo dimostrano che abbiamo fatto un ottimo lavoro. Ora anche il legislatore si è accorto che l'arbitrato potrebbe essere un ottimo strumento per risolvere un'alta percentuale degli oltre 5 milioni di procedimenti pendenti; tuttavia si sarebbe potuto fare di più con il recente decreto legislativo”.
Le affermazioni del presidente Guerriero si fondano su molteplici aspetti. Prima di tutto, il 95% degli Arbitrati amministrati da Cescond derivano da clausole compromissorie (lite non insorta) mentre solo il 5% si deve alla sottoscrizione di un compromesso (lite già insorta). Sperare che per una lite pendente, le parti decidano di trasferire la causa dal tribunale all'arbitrato è utopia. Alcuni avvocati e soprattutto la parte inadempiente non ha avrà nessun interesse a trasferire la causa dinnanzi ad un arbitro con il rischio di subire una eventuale condanna in pochi mesi. Preferirà approfittare delle lungaggini processuali.
Inoltre con questo decreto, viene leso il principio della libera concorrenza e dell'equiparazione tra pubblico e privato perchè si riconosce un monopolio ai Consigli dell'Ordine Avvocati per gli Arbitrati relativi a lite insorta, tagliando fuori organismi privati che da anni fanno solo questo. In questo modo i Tribunali vedranno aggiungersi al contenzioso arretrato, già molto consistente, anche i procedimenti arbitrali dopo aver creato organismi interni anche per la mediazione.
Altresì con la riforma attuale, il legislatore calpesta la natura dell'arbitrato che sta nell'autonomia delle parti di scegliere il collegio giudicante e l'organismo che amministrerà il procedimento. Ove le parti fossero favorevoli, situazione comunque improbabile, saranno comunque costrette a ricorrere all'organismo interno al Tribunale.
Infine, non si comprende perché si sia deciso di eliminare un certo numero di professionisti prevedendo che le Camere Arbitrali interne ai Tribunali potranno essere composte solo da avvocati che siano iscritti da tre anni. Questa norma è discriminatoria verso le giovani generazioni di avvocati, oltre ad essere contraria a quanto previsto dal c.p.c. che prevede che Arbitro può essere chiunque abbia la capacità di agire (proprio per rimarcare la natura dell'arbitrato). Solo nel 2014 il Cescond ha formato 460 Arbitri e con assoluta certezza possiamo affermare che i giovani avvocati (e anche i praticanti abilitati) sono più aperti agli strumenti ADR come l'arbitrato e averli esclusi a prescindere è un atto grave.
Avremmo auspicato che venisse realizzata piuttosto una campagna mediatica intensa di informazione al cittadino con l'obiettivo di comunicare che in Italia esistono strumenti alternativi al tribunale per la risoluzione delle liti, che sono molto più rapidi ed economici. Ritengo più efficace e semplice educare alla cultura degli strumenti stragiudiziali e non far credere che con questa riforma diminuiranno i contenziosi arretrati. Inoltre avrei insistito sulla Mediazione (oltre all'Arbitrato) che è obbligatoria per gran parte della materia civilistica ma che ancora oggi viene vista solo come un passaggio obbligato prima di arrivare davanti al Giudice, e non come uno strumento importantissimo per evitare che la lite degeneri in controversia legale.
Il Tribunale Privato Arbitrale CESCOND rappresenta una delle più importanti Camere Arbitrali d'Italia con 60 sedi territoriali. Pur essendo specializzata in liti di condominio e di proprietà, nel tempo ha istituito diverse sezioni e oggi è in grado di potersi occupare di tutte le materie arbitrabili. Annualmente gestisce oltre 150 Procedimenti e sin dalla sua istituzione ha sottoscritto oltre 30.000 clausole compromissorie.
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